Bilancio di sostenibilità

11 Luglio 2023
Collarini

Cos’è il  bilancio di sostenibilità?

Il bilancio di sostenibilità è un documento di rendicontazione aziendale nel quale un’impresa comunica la propria performance ESG e gli eventuali progressi effettuati in ambito ambientale, sociale e di governance. Serve a misurare il raggiungimento di obiettivi di sviluppo sostenibile da parte dell’organizzazione, mostrando i trend rispetto agli anni precedenti e i miglioramenti attesi per quelli successivi.

 

 A che punto siamo con la normativa?

Siamo ad un passo dall’approvazione della direttiva europea CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) che indicherà le misure da seguire nella stesura della documentazione di rendicontazione delle attività aziendali e normerà il sistema del reporting in merito agli aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG). La direttiva, che si baserà sugli standard comuni europei di rendicontazione della sostenibilità (ESRS) attualmente in fase di sviluppo da parte dell’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), andrà a sostituire l’attuale NFRD (Non Financial Reporting Directive) in vigore dal 2014  e interesserà, a partire dal 2024, oltre 50.000 aziende, rispetto alle 12.000 attuali.

In Italia il decreto legislativo con cui è stata recepita la direttiva del 2014, e che stabilisce le regole da seguire nella redazione del bilancio di sostenibilità, è il Dlgs. 254/2016. Secondo quanto definito dal decreto, il documento dovrà contenere almeno informazioni relative all’utilizzo di risorse energetiche, distinguendo fra quelle prodotte da fonti rinnovabili e non; all’impiego di risorse idriche; alle emissioni di gas ad effetto serra e inquinanti in atmosfera; all’impatto, a medio-lungo termine, sull’ambiente nonché sulla salute e la sicurezza, associato ai fattori di rischio. Dovranno poi essere rendicontati gli aspetti sociali e del gestione del personale, la parità di genere; le informazioni riguardanti il rispetto dei diritti umani, le misure adottate per prevenirne le violazioni e alcuna azione discriminatoria; infine informazioni riguardanti la lotta contro la corruzione con indicazione degli strumenti adottati per combatterla.

 

 

Chi è obbligato a redigerlo?

L’obbligo ricade sulle GI e le PMI quotate, di seguito la timeline di riferimento:

  • Per gli esercizi aventi inizio dal 1° gennaio 2024: grandi imprese di interesse pubblico , con più di 500 dipendenti (sono quelle aziende che redigono già la dichiarazione non finanziaria)

  • Per gli esercizi aventi inizio dal 1° gennaio 2025: a tutte le altre grandi imprese (sono tali quelle che, alla data di chiusura dell’esercizio, superino 2 dei seguenti 3 criteri: € 20 milioni di totale dell’attivo, € 40 milioni di ricavi netti, 250 dipendenti medi annui);

  • Per gli esercizi aventi inizio dal 1° gennaio 2026: alle PMI quotate (escluse le microimprese);

  • Per gli esercizi aventi inizio dal 1° gennaio 2028: alle società non UE che realizzano un fatturato annuo superiore a € 150 milioni nella UE e che hanno un’impresa figlia o una succursale nella UE, che si qualifica come grande impresa o PMI quotata e/o presenta un fatturato netto superiore a € 40 milioni nell’esercizio precedente.

È bene sottolineare come le grandi aziende dovranno includere i fornitori (a loro volta “chiamati” a rispettare i parametri di sostenibilità) e questo lascia pensare che anche le PMI (quotate e non) dovranno adeguarsi per restare competitive all’interno della filiera.

All’obbligo normativo, dunque, si aggiungeranno tutte le aziende che stileranno il report di sostenibilità su base volontaria. 

Editor: Danilo Nuzzolo

Ingegnere energetico, Ordine degli Ingegneri di Pavia

Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Ut elit tellus, luctus nec ullamcorper mattis, pulvinar dapibus leo.

Leave a comment